Perché le persone seguono un “Trump” (o un “Hitler”): narcisismo maligno & semplicità. Il punto di vista di Frank Yeomans. Frank Yeomans è uno dei clinici di spicco nel trattamento dei disturbi di personalità gravi, collega di Otto Kernberg.
“Penso che ci sia un tensione in tutta la storia, e mi piace pensare che stiamo facendo progressi, ma ultimamente non sono così sicuro, in cui si cerca l’integrazione al contrario della scissione. Con scissione intendo vedere l’altro come diverso e cattivo. Quindi, prendi gli Stati Uniti quando Obama era presidente. Sembrava che ci fosse più integrazione, la prima volta che abbiamo un presidente afroamericano, e sembra come se tutti i tipi di minoranza facessero parte dello stesso tessuto. Quindi prendiamo qualcuno che dice “Sai, saremo di nuovo fantastici”– Sto semplificando perché c’è molto di più in questa storia, ma – “Saremo di nuovo grandiosi se noi teniamo fuori quei messicani”. “Sai, i messicani sono quel male che rende la società cattiva”. “Siamo stati fantastici una volta, saremo di nuovo fantastici se continuiamo a tenerli lontani“. Tutto ciò fa richiamo ad una parte primitiva della natura umana che è un riflesso nella patologia narcisistica, ma è molto spaventoso perché ha un fascino. A molte persone piace quello che chiamo regredire alla semplicità. La vita è complessa il mondo è complesso, siamo complessi, le persone con cui interagiamo sono complesse. Diventa difficile affrontare tutto questa complessità. “Ehi torniamo a un semplice modello: siamo bravi, sono cattivi“. Ora, a tutti piace fare così. Ecco perché le partite tra RedSox / Yankees sono così divertenti. Venire da Boston e non essere mai più convinto che ci sia qualcosa di buono gli yankee. “Gli Yenkee vincono solo perché hanno tutti questi soldi sporchi grazie alle città più ricche nel paese, e noi bostoniani siamo le persone pure che lottano con il nostro stato relativamente impoverito faccia-a-faccia con New York, ma a volte ancora vinciamo”, sai, è un pò folle ma per due ore puoi andare a Fenway Park e amare la tua squadra e odiare l’altra, ed è piacevole. Film: tutti i film di successo parlano dei bravi ragazzi e dei cattivi ragazzi. Alla gente piace un sollievo dalla complessità del mondo. Va bene se è intrattenimento, ma se è una posizione politica, allora diventa pericoloso. Capisci cosa voglio dire?
Sì. Cosa succede quando le persone si muovono in gruppi, per quanto riguarda la scissione?
Beh, dipende molto dal leader del gruppo, perché i leader possono favorire l’integrazione oppure possono favorire la scissione. Il concetto che definiamo “narcisismo maligno” vale la pena di essere qui menzionato. È un livello molto basso di narcisismo dove non è solo l’ingrandimento del sé a fare parte del quadro, ma il piacere per l’aggressività e la distruzione. È molto spaventoso quando le persone ottengono gratificazione dall’essere aggressivi, sadici e distruttivi, ma fa parte della vita ed è meglio essere consapevoli di questo. Quindi, alcune persone con quel senso nucleare di vuoto e vacuità reagiscono in un certo modo con lo scopo di sostenere e rafforzare il loro senso del Sé essendo cattivo, questo risulta soddisfacente, è piacevole, questo riempie il vuoto, questo fa stare bene il Sé nel momento in cui si sta male. E un leader con quelle caratteristiche può, come il pifferaio magico, portare molte persone nel suo gregge grazie alle promesse. Voglio dire che Hitler è stato un buon esempio. Sai, “Saremo il Terzo Reich”. E queste persone sono state condotte verso la propria distruzione per salvare la falsa narrativa della grandiosità. Molte persone hanno le loro insicurezze e ritrovare una grande salvezza in queste narrazioni, che alla fine portano alla distruzione.”
Avere una spinta verso l’integrazione piuttosto che la scissione implica il riconoscimento della difficoltà e della frustrazione nel vivere la complessità di più parti a valenza opposta, ma appartenenti sempre allo stesso soggetto. Le tensioni interne che possono emerge nelle complessità integrativa possono essere negate per mezzo di diversi meccanismi più o meno evoluti. I meccanismi utilizzati per la gestione della tensione sono di tipo evolutivo e seguono l’andamento dello sviluppo comunicativo dall’infanzia fino all’età adulta.
Proiettare nell’altro sentimenti di aggressività, per esempio, permette di rendere reale la fonte della minaccia interna. In altri termini la proiezione aiuta a rendere quella paura senza oggetto, propria dell’angoscia e dell’ansia, una paura con oggetto. Questo processo fornisce in modo illusorio una via per affrontare una propria “paura interna” e di agire le risposte filogenetiche per affrontare le minacce (attacco/fuga in primis). Il senso di controllo e di potenza, una volta attivata la proiezione, sono però reali perché vengono esperienzialmente sentiti, ma essi riguardano sempre aspetti interni che vengono gettati all’esterno. Quindi, con la tolleranza necessaria per osservare la complessità di questo meccanismo in modo integrato e non scisso, il senso di potenza e controllo risultano illusori perché non affrontano il reale focus da cui origina la tensione. C’è poca differenziazione: qualsiasi gruppo etnico, qualsiasi minoranza, qualsiasi maggioranza, qualsiasi “altro” assolve alla funzione di oggetto per placare quell’angoscia interna.
Il dramma è profondo: il perpetuarsi di questa dinamica al contempo impedisce di prendere contatto con l’angoscia, quindi impedisce di rendere consapevole il senso di sofferenza interno.
Quando una sofferenza non è consapevole è come se non ci fosse. Solo bloccando la proiezione si fornisce una possibilità in più di limitare la scissione e di toccare quell’angoscia. La funzione dell’ansia e dell’angoscia vengono letti in termini adattivi perché è grazie ad esse che si realizza che il problema in realtà è interno e non esterno. Quando un problema è di natura interna è possibile anche creare un mondo idilliaco, in cui tutti gli sforzi per eliminare le minacce esterne hanno dato l’esito voluto, ma si troveranno sempre altre minacce poiché la minaccia è interna, occorre quindi prendersi cura del Sé.
Il processo di scissione, il vedere l’altro tutto buono vs tutto cattivo, racconta di esperienze precoci in cui la possibilità di vedere i tratti complessi dell’altro (es. “amo questo lato della persona ma quell’altro lato non mi piace“, “quella persona è più di quello che vedo in questo momento“, “ci sono diversi sentimenti che possono motivare la stessa azione“, “ti voglio bene ma adesso sono anche arrabbiato”) ha incontrato difficoltà, di conseguenza tutta l’esperienza successiva si struttura sul potenziamento ed adattamento della scissione utilizzando strumenti cognitivi evoluti.
Una buona dialettica, una raffinata capacità lessicale ma che ad uno sguardo più approfondito è vaga (se non priva) nei contenuti, circostanziale fino ad arrivare la punto di parlare e scrivere molto del “nulla” può essere un meccanismo automatizzato per riempire il vuoto interiore presente nelle problematiche narcisistiche. Aggravandosi lo sforzo di intrapsichico nel mantenere saldo il senso di grandiosità e fronteggiare il vuoto interno si può arrivare a notare tratti verosimili se non addirittura falsità e distorsione della realtà, cioè mostrare proprio quel continuum che va da leggere difficoltà d’integrazione dovute a passate disconforme dolorose ma transitorie, fino a pesanti ferite mortificatorie al senso del Sé nei primi anni dello sviluppo.
È veramente pericoloso quando queste dinamiche interne intaccano nel tessuto sociale facendo da cassa di risonanza a disagi interni da moderati a gravi della popolazione promettendo una risposta risolutiva veloce e drastica alla sofferenza. La spinta alla regressione implica la sensazione di liberarsi del fardello della complessità, quindi del peso della frustrazione data dai conflitti affettivi che però sono la normalità nella vita. Con la regressione si accompagnano meccanismi di gestione delle relazioni più antichi: l’agito impulsivo proprio del bambino che alza le mani lo ritroviamo in adulti violenti e nell’adolescente che apprende guardando/subendo la violenza dell’adulto, la scissione la vediamo nella negazione e distorsione di significato degli aspetti di valenza opposta dati da aggressività/affetto in funzione delle condizioni traumatiche interne (è possibile scindere e non osservare sia parti affettuose e buone che parti aggressive e violente).
In definitiva è preoccupante quando la politica viene utilizzata per negare aspetti traumatici interni utilizzando una spinta alla distruzione. Una spinta alla distruzione di quegli stessi aspetti traumatici che, appunto perché traumatici e fonte di dolore, tendono facilmente alla proiezione esterna a causa di una scissione interna.
Sono gli aspetti di cura e sostegno verso l’altro a fare da specchio ad aspetti di cura per le parti in difficoltà del Sé. Allo stesso tempo gli aspetti di cura verso il Sé tendono naturalmente a far emergere la cura per l’altro grazie all’empatia ed alla compassione. Gli aspetti di cura ci dicono che esiste una tendenza a voler maneggiare aspetti conflittuali, esiste quell’affetto verso noi stessi che ci permette di osservare le ferite per guarirle.
È bene sapere e conoscere le difficoltà insite nelle complessità integrate, familiarizzare quindi con la complessità degli affetti. È bene sapere che esistono aspetti di CURA e lasciare che quella naturale spinta affettiva presente in ogni persona fornisca la capacità di fronteggiare ed adattarsi a sempre maggiori gradi complessità così da creare un tessuto sociale armonioso.
Emanuele Scarpellini, psicologo e psicoterapeuta riceve negli studi di Udine, Gorizia e Trieste.
E’ uno psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico. Dal 2019 membro della Società Neuropsicoanalitica, integra la formazione neuroscientifica con le teorie di stampo psicodinamico ed utilizza prevalentamente la tecnica psicodinamica breve intensiva, Intensive Short Term Dynamic Psychotherapy che si dimostra validata scientificamente.