Regolazione emotiva : “Fa male, non ci voglio pensare”, “Fa male, ho bisogno di affrontare”. Le differenze tra soppressione e rielaborazione.
Confrontarsi con memorie dolorose accomuna tutti, diversi eventi di vita e diverse relazioni affettive possono essere sostenibili oppure insostenibili, questa variabilità dipende dalla storia soggettiva della singola persona.
La repressione è quel processo mentale che permette alle memorie indesiderate di eventi/relazioni/affetti passati di non raggiungere la consapevolezza così da non essere ricordati in toto oppure solo nei loro dettagli più difficili.
In termini psicodinamici la repressione è un meccanismo di difesa, in termini neuroscientifici è un processo di regolazione emotiva. Biologicamente la repressione modula il livello di attivazione dato dall’affetto agganciato al ricordo e psicodinamicamente permette al soggetto di non ri-sperimentare la quota di dispiacere legata alla vecchia esperienza.
La repressione può essere volontaria, cioè la persona decide di dimenticare, in questo caso si parla di soppressione. La repressione può anche essere involontaria, cioè la persona dimentica senza avere volontà di dimenticare oppure senza avere consapevolezza dell’intenzionalità nel dimenticare, in questo caso si parla di repressione vera e propria. Inoltre è possibile che pezzi di un evento vengano repressi (involontariamente dimenticati) mentre altri pezzi dello stesso evento vengano soppressi (cioè volontariamente dimenticati).
Nel 2001 il Dipartimento di Psicologia dell’Oregon (Anderson, Green) dimostra che tra i meccanismi che partecipano alla soppressione vi sono:
- processi di inibizione volti a minimizzare la distrazione percettiva
- la capacità di eliminare le interferenze sia nel breve che nel lungo termine
- la capacità di inibire il modo abituale di rispondere ad uno stimolo
Il risultato è che quando ad una persona si presenta uno stimolo che gli fa ricordare una memoria spiacevole, ed al contempo questa persona si è già cognitivamente attivata e sta costantemente tentando di non prestare attenzione al ricordo, diminuisce nel tempo la probabilità che questa persona sia in grado di ricordarsi dell’evento spiacevole: quell’evento verrà forzatamente relegato nell’inconscio.
Nel tempo la soppressione potrebbe diventare repressione, cioè perdere quell’aggancio alla consapevolezza dato dalla volontà di dimenticare. Finché quell’aggancio persiste la persona può riaffrontare il ricordo, man mano che passa il tempo, se non ci si attiva per fermare la soppressione, l’aggancio tende ad affievolirsi. Il processo di soppressione diventa sempre più automatico ed inconscio, fintanto che il ricordo diventa represso ed estraneo alla consapevolezza. Questa è una tra le dinamiche che in psicoterapia possono determinare la durata del percorso di trattamento e la diversa scelta d’intervento per recuperare le parti inconsce represse.
Ogni meccanismo di difesa ha i suoi pro ed i suoi contro, ecco che si presenta il dilemma dei meccanismi di difesa. La soppressione del ricordo da un lato permette nel breve termine di evitare le sensazioni di spiacevolezza ad esso associate, dall’altro lato preclude a lungo termine la possibilità di rielaborare l’evento limitando la possibilità di apprendere altre modalità di regolazione delle conseguenze negativa. La soppressione e la rielaborazione hanno delle conseguenze.
Fonti:
Suppressing unwanted memories by executive control
Michael C Anderson e Charles Green
University of Cambridge
The University of Edinburgh
The Neural Bases of Emotion Regulation: Reappraisal and Suppression of Negative Emotion
Philippe R Goldin, Kateri McRae, Wiveka Ramel, and James J Gross
Department of Psychology, Stanford University, Stanford, California 94305
Emanuele Scarpellini, psicologo e psicoterapeuta riceve negli studi di Udine, Gorizia e Trieste.
E’ uno psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico. Dal 2019 membro della Società Neuropsicoanalitica, integra la formazione neuroscientifica con le teorie di stampo psicodinamico ed utilizza prevalentamente la tecnica psicodinamica breve intensiva, Intensive Short Term Dynamic Psychotherapy che si dimostra validata scientificamente.